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LA PLAGIOCEFALIA: COS’È, COSA COMPORTA E COME INTERVENIRE

COS'È LA PLAGIOCEFALIA
La plagiocefalia è un'anomalia della posizione delle ossa del cranio che comporta un'asimmetria della forma della testa del neonato. Sebbene esistano differenti termini con i quali vengono identificate le diverse asimmetrie del cranio, il termine plagiocefalia è quello più comunemente usato per raccoglierle tutte. L'asimmetria più frequentemente riscontrabile è nella regione posteriore della testa (la regione occipitale), con un interessamento delle ossa parietali che determina una forma romboide della volta cranica: osservando la volta cranica dall'alto è possibile riconoscere due assi trasversi o diagonali che non sono simmetrici (vedi immagine). In casi più rari, può coinvolgere anche la simmetria del massiccio facciale con la possibilità di osservare un'orbita più alta dell'altra o una guancia più prominente rispetto alla controlaterale.

LA DIAGNOSI
La diagnosi della plagiocefalia è essenzialmente fatta attraverso un esame obiettivo (cioè osservativo) mentre, nel caso in cui la deformazione del cranio induca a sospettare un'anomala compressione della massa cerebrale, il medico può prescrivere esami più approfonditi (dopo una valutazione clinica di eventuali segni neuologici) per escludere potenziali lesioni encefaliche. Questi casi sono però molto rari.
Le plagiocefalie posso essere presenti già alla nascita o presentarsi nelle settimane successive al parto.
Nel primo caso possono migliorare spontaneamente nel giro di 36/48 ore dalla nascita, se ciò non avviene, la deformità del cranio non cambierà da sola, ma sarà necessario valutare l'ipotesi di intervenire con le metodiche attualmente esistenti (vedi sotto).
Se invece si presenta nelle settimane successive al parto, la causa che verrà indicata sarà la prolungata posizione del capo del bambino nella medesima posizione durante tutte le ore di sonno. Nel concetto osteopatico, il fatto che la plagiocefalia si presenti tardivamente, è legato alla presenza di blocchi tra le suture (o articolazioni) craniche (magari causati da un impegno precoce del bambino durante il periodo gestazionale, da un parto difficile o prolungato) che impediscono la crescita fisiologica di quel distretto e non al mantenimento prolungato di una posizione. Infatti, non è raro riscontrare che il bambino mantenga preferibilmente la testa ruotata sempre dallo stesso lato per la presenza di una disfunzione cervicale risolvibile osteopaticamente o, in casi più gravi, un torcicollo congenito eventualmente diagnosticabile attraverso un'ecografia da eseguire su indicazione medica. Anche il torcicollo congenito dà ottime risposte con l'intervento osteopatico.

COSA FA L'OSTEOPATA
La valutazione osteopatica, oltre che a quella osservativa, prevede anche una valutazione palpatoria che permette di identificare quali siano le strutture craniche fissate o bloccate, lo schema di funzionamento del cranio, l'influenza della colonna vertebrale e del bacino, sulla plagiocefalia. Inoltre, viene fatta una valutazione palpatoria delle strutture viscerali dell'addome, del torace e del funzionamento della gabbia toracica. Tutto questo allo scopo di comprendere il preciso coinvolgimento di ogni struttura, con l'obiettivo di sviluppare un successivo intervento terapeutico efficace e risolutivo: il cranio è inserito all'interno di un sistema coordinato dove tutte le strutture interagiscono tra di loro. Nel corpo umano non esiste l'isolamento funzionale.
La valutazione palpatoria del cranio (e di tutte le strutture della colonna fino al bacino) risiede nel fatto che il cranio non è una struttura fissa e immobile, ma presenta una mobilità intrinseca che può essere assimilabile ad un palloncino che gonfia e sgonfia per 8/12 cicli al minuti per tutto l'arco della vita. Questa mobilità è trasmessa, grazie alla disposizione delle meningi, a tutta la colonna ed al bacino. È sulla base di questo razionale anatomico che viene effettuata la valutazione osteopatica: le meningi rappresentano una cinghia di trasmissione del movimento che coinvolge tutto l'asse cranio – sacrale ed è possibile riconoscere a quale livello di tutto l'asse è presente il punto critico di fissità (vedi immagine: la disposizione della meninge è disegnata in rosso).

COSA POTREBBE COMPORTARE
Purtroppo non esistono dati certi sulle possibili conseguenze della plagiocefalia nell'età pediatrica e adulta, ma è possibile che possa influire negativamente sulla funzione linguale (sia nella deglutizione che nella fonazione), sulla funzione cervicale (con possibili sintomatologie cervicali più o meno gravi), sull'evoluzione dell'organizzazione occlusale (vedi tutte le disfunzioni ortodontiche come cross bite, 2^ o 3^ classe di Angle, morsi aperti anteriori o laterali, morsi profondi) e nelle cefalee. Nell'immediato potrebbero essere in relazione a reflussi gastroesofagei e coliche intestinali.

COME SI PUÓ INTERVENIRE
Le possibilità di intervento sono principalmente due: l'utilizzo del caschetto ortopedico e l'intervento osteopatico.
Il caschetto ortopedico dovrebbe essere utilizzato laddove sia presente un reale rischio di lesione delle strutture nervose del cranio. In tutti gli altri casi l'intervento osteopatico può rappresentare un'utile alternativa alla soluzione del problema. È importante sottolineare che, per ottenere il massimo dei risultati con l'approccio osteopatico, questo venga fatto entro i 3 mesi di vita, per poter sfruttare a pieno la fisiologica crescita del cranio del bambino e accompagnarla verso il raggiungimento della simmetria. L'approccio osteopatico non è assolutamente invasivo perciò non presenta alcun effetto collaterale o indesiderato ed i bambini non percepiscono alcun dolore. La manovra osteopatica prevede l'eliminazione dei blocchi articolari tra le varie ossa del cranio e tecniche di modellamento; sarà poi la crescita fisiologica della testa del bambino a determinare il miglioramento della simmetria cranica. Non è facile identificare con precisione il numero di sedute necessarie perché, come per gli adulti, la risposta all'intervento manipolativo è soggettiva. Sulla base dell'evoluzione della forma del cranio durante il percorso è possibile, però, essere più precisi sul termine terapia. La distanza tra gli incontri è di circa 7/10 giorni per le prime sedute e viene stabilito a seconda del grado di deformità iniziale e del ritmo, ampiezza e forza della mobilità cranica. Successivamente, gli incontri vengono allontanati per valutare il mantenimento delle correzioni nel tempo.


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